
Testimoni di Geova e privacy
15 Maggio 2023
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una recente decisione del 9 maggio scorso, ha sancito il diritto all’autodeterminazione informativa degli Interessati, stabilendo come l’attività “porta a porta” dei Testimoni di Geova sia contraria al GDPR. Suonare al campanello e raccogliere dati presso i singoli domicili degli Interessati per costituire archivi costituisce un illecito trattamento dei dati.
La vicenda trae origine dal caso Testimoni di Geova c. Finlandia (ric.31172/2019), che ha permesso alla Corte di esprimersi con riferimento a due aspetti: in primo luogo, la Corte ha ritenuto che l’attività di predicazione dei Testimoni di Geova, svolta attraverso attività di “porta a porta”, comporta la creazione di veri e propri database non consenziati, utilizzati in maniera del tutto illecita dalla confessione religiosa; in secondo luogo, la CEDU si è soffermata sull’analisi della violazione del diritto degli interessati a non subire attività di evangelizzazione indesiderate, nonché a mantenere la serenità della propria famiglia.
Nel bilanciamento di interessi tra il diritto degli Interessati a ricevere informazioni compiute e complete sul trattamento dei loro dati e la libertà religiosa delle confessioni, quindi, la CEDU ha ritenuto maggiormente meritevole di tutela il diritto alla privacy ed all’autodeterminazione informativa degli Interessati, ovvero alla necessità che gli interessati siano previamente informati rispetto ai trattamenti dei dati raccolti, anche quando questi siano prodromici ad attività religiose. I Testimoni di Geova, pertanto, hanno dovuto recepire i principi di diritto relativi a tale decisione attraverso una circolare interna, imponendo a tutte le delegazioni territoriali di acquisire un consenso informato prima di procedere con le attività di “porta a porta”.