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L’utilizzo di Google Analytics, allo stato attuale, sembra compromesso. Anche l’Autorità Garante Danese si uniforma all’approccio abbracciato da Italia, Francia e Austria, in ordine all’illegalità dello strumento Google Analytics.

Il sentore comune volge altresì all’inutilizzabilità di GA4. Necessità di maggiori misure di sicurezza nonché al tanto auspicato accordo UE-USA.

Il Regolamento Europeo 679/2016 nasce con l’obiettivo di garantire maggiore protezione dei dati personali e, al contempo, la costruzione di una libera circolazione dei dati. Circolazione, certo, ma che dia garanzie adeguate.

Garanzie, che allo stato dell’arte, Google Analytics non prevede poiché il dato acquisito tramite questa piattaforma viene trasferito negli Stati Uniti, dove al momento non ci sono tutele adeguate (ricordando che, nel luglio 2020 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato invalido il “Privacy Shield”).

È necessario, quindi, adottare ulteriori misure come la pseudonimizzazione, così come consigliato dalla CNIL, anche se questo non basta. In realtà, GA4 seppur non conservi l’indirizzo IP, raccoglie e condivide temporaneamente alcune informazioni con i server americani – id univoco, comportamento sul sito – consentendo l’individuazione dell’utente, per stabilire la localizzazione del soggetto.

Quindi cosa ci si aspetta nel futuro da GA4? Al momento non ci è dato saperlo.

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