sondaggio-videosorveglianza

Uno dei nostri ultimi sondaggi pubblicati su LinkedIn recitava: “Sei infastidito dalle telecamere private che inquadrano ambienti di passaggio pubblico? Es: telecamera sul cancello che inquadra marciapiede”.

Il risultato, che agli addetti ai lavori sembrava scontato, ha invece portato a fare delle riflessioni su quanto le persone possano essere distratte, disinteressate, oppure consapevoli, ma rassegnate e in balìa degli eventi.

Difatti, il quadro che ne è uscito dalle risposte è questo:

  • Sì, molto 35%
  • No, non mi importa 29%
  • Non ci faccio caso… 35%

dove si nota un equilibro di voti per le 3 opzioni, ma una sostanziale predominanza delle risposte con accezione disinteressata (64%), quasi a simboleggiare un atteggiamento passivo nei confronti dei trattamenti di dati personali che ci riguardano.

Ricordiamoci che il GDPR può essere applicato anche ai privati che diffondono o pubblicano informazioni personali di terzi senza il loro consenso, e in materia di videosorveglianza ci sono provvedimenti del Garante privacy nei quali è intervenuto per correggere la gestione degli impianti.

Il tema delle riprese effettuate da privati cittadini in ambito domestico può sembrare di contorno e poco significativo, ma è proprio dalla base della piramide che inizia la consapevolezza che porta ad una corretta governance dei dati personali ai livelli successivi.

Abituarci a situazioni non dico illecite, ma semplicemente accettate passivamente perché non si ha voglia di intervenire, fa sì che si arrivi ad una escalation dove all’apice troviamo le balene (leggi GAFAM) che fanno incetta di informazioni eludendo i princìpi di liceità, correttezza e trasparenza.

Va bene additare la fabbrica che scarica i rifiuti in mare, ma se vogliamo migliorare davvero le cose, dobbiamo essere i primi a non buttare a terra le cartacce.

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