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“La tutela dei lavoratori” rappresenta un monito anche con riguardo alla protezione dei dati personali. È lecito monitorare i lavoratori? Se sì, in quale misura? Quali sono gli obblighi da rispettare? Di recente, due episodi hanno riacceso il dibattito in ordine all’utilizzo degli strumenti di monitoraggio in ambito lavorativo.

Il primo episodio fa riferimento al messaggio di licenziamento post mortem, vistosi recapitare Sebastian Galassi, rider di Glovo, licenziato tramite App, il giorno seguente l’incidente stradale mortale avvenuto durante una consegna: “Gentile Sebastian, siamo spiacenti di doverti informare che il tuo account è stato disattivato per il mancato rispetto dei termini e delle condizioni”.

Si tratta di una comunicazione meccanica e standardizzata, priva di intervento umano. L’ufficio stampa della compagnia spagnola si è limitata a comunicare che trattasi di un errore spiacevole e doloroso per i famigliari.

Il secondo episodio riguarda un impiegato della succursale olandese della società americana Chetu, vistosi licenziare per presunta insubordinazione e inadempienza nell’esecuzione della prestazione lavorativa. Il datore di lavoro avrebbe preteso l’accensione della webcam per l’intero orario orario lavorativo e la condivisione dello schermo attraverso un software ad hoc. Il dipendente rifiutandosi di lavorare alle condizioni imposte è stato licenziato ma, non si perso d’animo, difatti, ha presentato appello alla Corte olandese. L’Autorità ha configurato la situazione come monitoraggio continuativo lesivo del diritto del dipendente al rispetto della sua vita privata, sancito dall’art. 8 della CEDU.

Qual è l’insegnamento? Le aziende prima di introdurre sistemi di monitoraggio devono rispettare un articolato aggroviglio di norme: lo statuto dei lavoratori, gli obblighi imposti dal Decreto Trasparenza, il GDPR e le Linee guida sul processo decisionale automatizzato relativo alle persone fisiche e sulla profilazione. Da ultimo, costituirà un importante supporto anche la guida elaborata dall’ICO (Information Commissioner’s Office) che, allo stato attuale, si trova in consultazione pubblica fino all’11 gennaio 2023.

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