2018-10-30-MondoPrivacy-Blog-assunzioni-telematiche1

Probabilmente a breve anche gli ultimi nostalgici convinti che l’impressione fatta ad un colloquio di lavoro possa fare la differenza dovranno rassegnarsi: a quel colloquio potrebbero non arrivarci mai perché scartati da…una macchina.

Secondo LinkedIn, il social più usato nel mondo del lavoro con oltre mezzo miliardo di iscritti, non manca molto al momento in cui l’intelligenza artificiale deciderà le sorti di milioni di aspiranti lavoratori. In effetti, solo oggi, il 35% di chi si occupa di selezione del personale lo ritiene uno strumento indispensabile.

Trasparenza e soft skills

Non pensate di fare i furbetti arricchendo il curriculum con competenze fittizie solo per impressionare l’ufficio Risorse Umane: grazie a software capaci di integrare le nostre attività sui social e nel web, sareste colti in flagrante col rischio di mandare a monte la carriera.

I  programmi più evoluti vanno alla ricerca anche di capacità non prettamente tecniche, ma in grado di apportare benefici al gruppo di lavoro come collaborazione, dinamismo e carisma. Si tratta delle tanto citate soft skills, ossia quelle competenze tipiche della sfera interpersonale e dell’ambito comunicativo che non si apprendono studiando, ma che sono più legate alla personalità, alle esperienze, al modo di porsi e alla capacità di relazionarsi con gli altri.

Non sono quindi esattamente parametri semplici da misurare. Ecco perché, nonostante tutta questa automazione dovrebbe servire a velocizzare i tempi di reclutamento ed azzerare i pregiudizi, in realtà le impostazioni iniziali spesso rispecchiano preconcetti che gli sviluppatori  inconsciamente utilizzano come parametri di valutazione, alterando il risultato finale.

Come fare quindi una buona impressione dove simpatia e avvenenza non hanno appiglio?

Innanzitutto evitate errori ortografici malvisti sia dall’umano che dal software e badate che vi sia coerenza tra quello che dite e quello che appare nella vostra vita social. L’incongruenza dei fatti è letale e la quantità di tracce che seminiamo quotidianamente online permette di scavare nel nostro intimo ben più in profondità di quanto faccia chi ci vive accanto.

In seguito, fate in modo di riportare tutte le informazioni veramente utili, ma evitate di essere prolissi o ridondanti. Ricordate che, soprattutto con questi sistemi, la sincerità verrà fortemente premiata.

Profilazione candidati e GDPR

Oltre a tutte queste premesse, la gestione dei curricula deve superare anche il vaglio del nuovo Regolamento Europeo (GDPR 2016/679) entrato in vigore il 24 maggio 2018. Il trattamento dei dati di coloro che applicano per una nuova professione, infatti, deve rispettare molti parametri, soprattutto se c’è automazione.

L’aspetto più significativo e intricato riguarda la profilazione, ovvero come ex art.4

“qualsiasi forma di trattamento automatizzato per valutare aspetti personali, analizzare o prevedere il rendimento professionale, l’affidabilità o il comportamento di una persona”

Se per un’azienda è comunque indispensabile informare il candidato del sistema utilizzato nella scelta (così come riportato anche nei considerando), per un’agenzia interinale o un Titolare che fa della profilazione il suo core-business, diventa obbligatorio nominare anche il D.P.O. (Data Protection Officer).

Questo quanto previsto ex art.37 a garanzia che il trattamento sia corretto e trasparente nel rispetto dell’interessato e impedisca effetti discriminatori in base a etnia, opinioni politiche, religione ecc…

  • Il candidato che ha inserito i propri dati online è stato informato delle modalità di trattamento dei propri dati?
  • Il sito su cui ha caricato il Curriculum Vitae riportava corretta cookie policy, privacy policy e informativa privacy?
  • Si sarà tenuto conto delle procedure sulla sicurezza dei dati richieste in ambito privacy (riservatezza, integrità, disponibilità, retention, etc.)?

Cosa cambierà lato candidati? Per quanto riguarda le opportunità offerte da questi sistemi, lasciamo alle future generazioni di candidati l’arduo compito di scoprire la validità del sistema, sperando di non dover rimpiangere i tempi in cui una stretta di mano valeva più di un contratto.

Cosa cambierà lato aziende e APL? Per quanto riguarda il rispetto della normativa privacy vale sicuramente la pena fare dei controlli e accertarsi che il sistema sia stato correttamente settato e che consenta di raccogliere e trattare i dati in modo lecito. Cosa si rischia altrimenti? Oltre alle classiche sanzioni (che possono essere salate!) di non poter utilizzare tutti i dati raccolti… perdendo un preziosissimo database.

 

Contattaci per fissare una consulenza privacy!

Ti serve una consulenza privacy?

Il nostro team sarà felice di trovare la soluzione perfetta per te!